La scomparsa di Roberto Caprara

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Nei giorni scorsi ci ha lasciato, all’età di 87 anni, l’amico Roberto Caprara, già docente universitario di Archeologia Medioevale, noto studioso e autorevole archeologo e storico dell’architettura rupestre. Il presidente Luca Lazzàro e tutto il Gal Magna Grecia partecipano commossi al dolore per la sua scomparsa, una grave perdita per tutto il mondo scientifico e per la storiografia.

Roberto Caprara è stato un grande amico del GAL Magna Grecia in quanto, nella precedente programmazione PSR, ha curato “Le vie verdi dei pellegrini”, una splendida opera editoriale nella quale sono state illustrate la storia e le peculiarità paesaggistiche del nostro territorio, attraverso le vie del pellegrinaggio tardo-antiche e medioevali presenti in Puglia.
In questa sua rigorosa ricerca storica il professor Roberto Caprara dimostrò, sulla base di riscontri storici certificati, come nei cammini medievali dei pellegrini, dei mercanti e dei crociati venissero utilizzate anche le vie della transumanza, ovvero i tratturi che ancora oggi attraversano il territorio del Gal Magna Grecia.
(Nelle immagini il convegno in cui, nel giugno del 2016 a Grottaglie, fu presentata l'opera “Le vie verdi dei pellegrini”)

Nato a Massafra il 20 agosto del 1930, già docente di Archeologia Medioevale nell’Università di Sassari, il prof. Roberto Caprara, diplomatosi al Liceo “Archita” di Taranto, si è laureato in linguistica presso l’Università di Bari, con “maestri” Giovanni Nencioni (poi Presidente dell’Accademia della Crusca) e Giovanni Alessio (autore, con Carlo Battisti, del grande “Dizionario Etimologico della Lingua Italiana”). Dopo la laurea ha iniziato la carriera d’insegnante presso il Liceo “Marchia”, proseguendola poi presso il Liceo “Tito Livio” di Martina Franca e il Liceo “Michelangiolo” di Firenze.
Fin dall’immediato dopoguerra Roberto Caprara si è dedicato, con il fratello e il padre, allo studio dell’inestimabile patrimonio rupestre della provincia jonica, tanto da abbandonare poi la linguistica e passare a studiare l’archeologia post-classica presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma e, a Ravenna, presso l’Istituto di Antichità Bizantine e Ravennati dell’Università di Bologna.
Dedicatosi professionalmente all’archeologia, in particolare dopo essersi dimesso dall’insegnamento nel 1983, ha condotto una ventina di campagne di scavo e di ricerca in Puglia, in Toscana e soprattutto in Sardegna, dove ha vissuto per vent’anni. Legato tenacemente al città natale e alla Puglia, pur vivendone lontano da oltre quarant’anni, a partire dagli anni Settanta è stato uno dei maggiori innovatori degli studi sui villaggi e le chiese rupestri.

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